MUNDIAL 1982. Esattamente l’11 luglio di quaranta anni fa, l’Italia del calcio si laureava Campione del Mondo. Un’impresa epica che io vissi passo dopo passo. Partite di pallone ogni giorno e ginocchia sbucciate ogni giorno, Corriere dello Sport ogni giorno, speciali in tv ogni giorno. Dalle offese reiterate ogni giorno in varie salse a Bearzot, calciatori, staff e federazione fino a un trionfo irripetibile nei modi, nei tempi, nella gestazione, nella leggenda personale e universale di quei calciatori, anzi campioni. Non ebbi il coraggio di vedere il secondo tempo di Italia-Brasile, mi sembrava troppo grande quello che stava per accadere in quella partita, temevo che il sogno potesse sfumare. Il Brasile dell’82 è e rimane per alcuni versi la squadra dal tasso tecnico più elevato di tutti i tempi.
Il Mondiale dell’82 è un po’ il simbolo di tutti i mondiali e non solo per noi italiani. Quest’anno risuona la nostra assenza, ma in compenso siamo diventati Campioni d’Europa. Un torneo per alcuni versi anche più difficile della World Cup.
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Gino Pitaro
Nasce a Vibo Valentia e ha svolto attività di redattore, articolista freelance e di documentarista. Nel 2011 il suo esordio come autore di romanzi con "I giorni dei giovani leoni" (Arduino Sacco Editore), poi per la Ensemble pubblica rispettivamente nel 2013 e 2015 "Babelfish, racconti dall'Era dell'Acquario" e "Benzine", vincendo numerosi premi letterari. "La Vita Attesa" è il romanzo per Golem Edizioni pubblicato nel 2019. Vive in provincia di Roma.