A me è parsa subito bellissima, si muoveva bene, sospendeva le frasi in modo strano, come se parlasse solo per chi poteva capirla, e a nessun altro.
Avevo di continuo l’impressione di essere solo un accidente nella vita di Anna, di Ale e di Silvia; hanno un tipo di discorso che per l’argomento, per il modo di parlare, gli permette di escludere, chiunque, in qualsiasi circostanza; come se potessero parlarsi in un orecchio, incuriosendo, e sebbene di questi discorsi si possano distinguere distintamente tutte le parole, non se ne capisce ugualmente nulla, non si capisce da dove venga tanto divertimento, perché è da dire anche che loro ridono continuamente di questi segreti trasmessi e ricevuti in un discorso banale. (pag. 13)
Vivo così, associandomi con altri delinquenti, per consumare i delitti che riempiono la mia quotidianità, che percorrono ogni strada che io percorro, istigando la mia testa e il mio corpo ad essere là dove io sono, a dare alla mia vita un senso, interrogandomi quasi di continuo, senza i fastidi che le domande noiose pongono, su cosa ho veramente da fare oggi, che il sole è così meravigliosamente rosso sul ponte di Galliera, o su quello di Brooklyn, o lungo le bellissime dimenticate spiagge di ogni costa; io posso prender l’autobus, posso non pagarlo, potete dire lo stesso? la mia macchina dei desideri non è sincronizzata con la macchina sociale, produce diecimila comportamenti ogni giorno, diecimila domande; la mia sincronizzazione è incontrollabile, la mia complementarietà, il mio innamorarmi, tutto ciò che faccio e vivo è oltre la regola, ti aspetto anche quando so che non verrai, e questo è estremamente irragionevole, guardo il tramonto e il cielo e mi viene in mente che la mia vita e la mia città mi appartengono (…) (pag. 42-43)
‘Boccalone’ di Palandri è il libro d’esordio dello scrittore e intellettuale veneziano. Un romanzo di formazione che parla della generazione del ’77 immersa nel contesto di Bologna, ma che ho avuto modo di leggere solo adesso. Inevitabile che ci si riconosca sempre un po’ tutti in questi romanzi (letti o scritti) come persone che frequentano una stessa lezione, per un verso o per un altro, in particolare tra le generazioni fino agli anni ’90. Una certa avanguardia di giovani del ’77 disconosceva per alcuni versi il dogmatismo ideologico del ’68 e cercava nuove strade, che spesso si palesavano per via di determinate possibilità o sinergie, si pensi per esempio alla nascita delle radio libere. Un contesto di idee formative e nuovi approcci che avrebbe trovato proprio nella sfornata di noi ventenni degli anni ’90 il suo frutto più maturo (secondo molti), ma già insidiato da altri problemi, tare, bachi, sfide e opportunità. Questi libri poi hanno sempre qualcosa da dire a chiunque, ragazzo o ragazza in particolare, forse perché si sperimentava una libertà di pensiero, di azione ed espressiva con una visione prospettica. Ogni evento era un esserci o non esserci, ed era tanto meglio esserci, anche perché il contrario spesso significava sentirsi completamente tagliati fuori, una sensazione insopportabile in era pre-internettiana.
Il libro ha passi piuttosto riusciti, situazioni sincopate (alla Tondelli o alla Jack Kerouac – in quest’ultimo caso però lontani gli stili), e la volontà di proporsi nella sua integrità, con errori e discrasie che Palandri ha voluto ‘conservare’ in tutte le edizioni. Impressionante questa coerenza intellettuale. Fino ai ’90 era ancora vivo il dibattito della letterarietà come condizione avversa alla verità e alla forza del testo, come cristallizzazione della dirompenza della parola e della narrazione. Un dibattito che ha seguito due strade, una quella della contestazione universitaria, l’altra quella del mondo editoriale, per esempio con le provocazioni intellettuali della grande Elsa Morante, di Pasolini e molti altri.
L’opera omnia di Palandri uscirà curata da Bompiani nel 2020.
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