VERAMENTE FALSO, CHE CONFUSIONE!
La realtà che affrontiamo tutti i giorni presenta la difficoltà di distinguere il vero dal falso, in senso giornalistico le notizie autentiche dalle fake news. Giocando su questa confusione, attraversandola, Daniele Poto ha costruito un’antologia con i racconti e i pezzi di vita scritti negli ultimi dieci anni, su occasione, per impegni del gruppo di lettura, per gioco letterario. Ma in “Veramente falso” (ossimoro) (Porto Seguro editore, 166 pagine) il puzzle è omogeneo perché invenzioni e saggistica non si scontrano ma si compongono in un insieme armonioso che si propone come piccola guida etica per il futuro. E’ godibile la varietà dei racconti che propone, tra l’altro, un migrante accolto dal politicamente corretto da un’ondata di finto buonismo, un pugile invasato del sogno americano in piena pandemia, l’odissea di un tunisino immerso in un mondo che non conosce e che lo disconosce. In definitiva attraverso le singole narrazioni si ricostruisce l’identikit di un Paese gretto, meschino ma con possibilità di riscatto perché ogni tanto speranze e motivazioni rialzano la testa. Particolarmente stimolante è la lista delle manutenzioni necessarie: dell’amore, dell’amicizia, del decoro estetico. L’Italia nella metafora non è forse una bellissima donna che si veste male e si trucca peggio, sfigurando di fronte a Paesi meno esteticamente gradevoli ma assolutamente più curati? Stimolante la rievocazione della censura che bloccò i testi di alcune canzoni considerate hard negli anni ’60. Guccini fu costretto a ritoccare le strofe finali di “Dio è morto”, aggiungendo: “Ma se Dio muore e per tre giorni e poi risorge…”. Solo così la Radio Vaticana diede l’assenza alla messa in onda del pezzo. Il lettore dovrà stare attento alle finzioni esercitando capacità di controllo sin dal sottotitolo che contiene una voluta improprietà della lingua inglese.
F.P.