Dopo il successo al Tibur SuperBoom nel quale vincono il premio miglior testo con la canzone Lisbona 1938, Lettori Virali vuole approfondire la conoscenza degli 8 Nero. Iniziamo dal loro nome, che evoca serate di biliardo e giocate.
Come nascono gli 8 Nero e perché avete scelto questo nome?
[Giancarlo Aquilino] Il gruppo nasce da un originario nucleo di affiatati amici appassionati di musica e con il tempo i membri della band aumentano di numero fino ad arrivare ad 8, per poi assestarsi a 7. L’estrema eterogeneità dell’estrazione musicale di ognuno di noi rendeva all’inizio tutto più difficile, come l’ultima palla da biliardo da mettere in buca, la n. 8, appunto. E’ rimasto, pertanto, ad oggi questo il nome: 8 Nero.
Entriamo subito nella produzione della vostra musica iniziando dalla parte musicale, ci descrivete il vostro genere musicale e perché lo avete scelto?
[Giancarlo Aquilino] Abbiamo sempre parlato di noi come di un gruppo eclettico senza etichettatura musicale precisa. Ognuno di noi arriva con il proprio bagaglio cultural-musicale alle spalle diverso da quello degli altri membri del gruppo. Inizialmente, come già detto, abbiamo trovato una certa difficoltà ad amalgamare questa varietà di generi. Piano piano, però, proprio questa diversità, che trapela da ogni nostra canzone, è diventata il nostro biglietto da visita, insieme ad una impronta ormai marcatamente Folk-Rock anche in ragione del corposo numero di strumenti presenti sul palco quando suoniamo.
Ecco, il numero degli strumenti sul palco. Presentateci la Band ed ancora, gli strumenti sul palco sono dovuti e voluti per le sonorità che si vogliono offrire e ricercare o sono nati dalla casualità, dal rapporto amichevole?
[Giancarlo Aquilino] Le presentazioni sono d’obbligo: abbiamo il mitico Gennaro Palomba alla voce, Mauro Mondiello alle tastiere e chitarra acustica, io (ndr Giancarlo Aquilino) alla chitarra classica/acustica e armonica, Armando Stellato alla chitarra acustica/elettrica e flauto, Paolo Iacovelli al basso, Massimo Palomba alle percussioni ed il grande Gianvito “Toro Nero” Minei alla batteria. Certo l’elemento dell’amicizia ha influito inizialmente sulla presenza degli strumenti sul palco, a cui, però, abbiamo aggiunto col tempo altre sonorità che ritenevamo necessarie così flauto, armonica ecc….
Sonorità che ritenevate necessarie, quindi avevate voglia di un indirizzo preciso, cosa vi influenza di più e dove prendete l’ispirazione per comporre la musica?
[Armando Stellato] L’eterogeneità che ci caratterizza a livello di gusti, preferenze ed estrazioni musicali, si rispecchia anche in una diversità di approcci alla composizione. In generale, l’ispirazione, quando autentica, si identifica in un processo autonomo, dotato di vita propria, che spinge ineluttabilmente verso un atto creativo. Possiamo dire che è l’ispirazione a trovarci, e non noi a prenderla. Nella sua imprevedibilità, essa può nascere da una lettura che ci ha particolarmente colpito, da una storia ascoltata, o da esperienze del nostro vissuto. A ben guardare, ad ognuno di questi casi (e ad altri ancora) potremmo ricondurre l’origine di uno dei nostri brani.
Passiamo alla parte letteraria delle vostre canzoni. Chi si occupa della stesura dei testi?
[Giancarlo Aquilino] Indubbiamente, il gruppo è dotato di un doppio binario: uno a carattere sociale e l’altro più esistenziale/spensierato, quasi a volersi controbilanciare per non prendersi troppo sul serio. Io, autore di Lisbona 1938, sono quello che propina maggiormente testi più socialmente impegnati, mentre Mauro (ndr Mauro Mondiello) si è assunto, sua sponte, il gradito incarico di alleggerire il clima se la situazione prende una piega troppo seriosa.
Nel doppio binario serio/leggero come da voi indicato, quali influenze partecipano maggiormente nella composizione del testo?
[Armando Stellato] Forse uno dei vantaggi del nostro gruppo è una sana e genuinamente disinformata, passione per la musica. Ognuno di noi, anche nelle estrazioni musicali più ricercate, è comunque quanto di più lontano da un musicologo possa esistere. È inevitabile che ognuno di noi porti con se un bagaglio di esperienze, di musica suonata o anche solo ascoltata. Pur tuttavia, forse parte della nostra originalità deriva proprio da un approccio ingenuo, quasi vergine alla composizione, che ci porta a cogliere i germogli della nostra ispirazione senza troppe mediazioni culturali.
Abbiamo parlato di musica e testo, potete descriverci ora il vostro processo creativo? Come nasce la canzone?
[Armando Stellato] Sebbene ogni canzone sia una storia a se, la genesi dei nostri brani segue un iter abbastanza tradizionale. In genere si parte da una base: una linea melodica sopra armonia e ritmica del brano. Da lì diverse strade si aprono grazie ai contributi dei vari membri. A volte la proposta originale non cambia nella sua sostanza, e il brano viene semplicemente arricchito. Possiamo quindi parlare di arrangiamenti, o comunque dell’aggiunta di ulteriori strutture ad un pezzo già delineato. In alcuni casi (e possiamo dire, sorprendentemente, non pochi) il pezzo è stato invece sconvolto alla base, con cambi armonici, tonali, o ritmici.
I testi con i quali avete partecipato al concorso premio miglior testo indetto da Lettori Virali, mostrano una forte propensione e cura per i temi sociali. È più difficile raggiungere le persone, in primo luogo i giovani, senza testi orecchiabili che li fanno identificare individualmente con le canzoni? Insomma, senza rime cuore/amore?
[Giancarlo Aquilino] E’ indubbiamente più difficile raggiungere l’attenzione di chi, giovani e/o meno giovani, è abituato ad ascoltare canzoni che non fanno pensare. La rima cuore/amore è il comune denominatore, la cifra stilistica di un “sistema”, ahimè oggi fin troppo esteso, che individua nella musica un modo per fare soldi, non certo per fare cultura. Se la finalità della musica è solo quella del denaro, è sufficiente parlare alle orecchie dell’ascoltatore e non certo arrivare al cervello.
Noi non siamo un gruppo intrattenitore, ma che va ascoltato anche più volte per essere apprezzato e premi come quello appena vinto, oltre che lusingarci nella nostra più sordida vanità, ci infondono fiducia per proseguire sul percorso intrapreso.
Lisbona 1938, il testo premiato, richiama apertamente il romanzo Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi. Quanta letteratura e lettura personale entra nei vostri testi?
[Giancarlo Aquilino] Cerchiamo di farne entrare il più possibile quando se ne presenta l’opportunità e sempre ovviamente in ragione del contenuto della canzone. Se l’ispirazione nasce da un’esperienza personale, il testo potrebbe rimanere fedele a quella stessa esperienza, posto che ci sono momenti in cui l’ispirazione è talmente forte che il testo esce letteralmente di getto, ma le nostre canzoni nascono anche dai libri o da una certosina attività di studio su un’idea originaria che si vuole sviluppare. Parlo ad esempio della Tigre di Trieste, un nostro brano dedicato ad un grande pugile degli anni ’50, Tiberio Mitri, oppure di Senza perdere la tenerezza, nata dopo la lettura del Diario della Rivoluzione Cubana di Ernesto “Che” Guevara, o ancora dei Bucanieri di Black B., ispirata alla vita di Samuel Bellamy, un pirata delle Antille vissuto a cavallo fra il 1600 ed il 1700.
Vista questa produzione non avete mai pensato di fare un album o un ep a tema?
[Giancarlo Aquilino] A dire il vero si… e avremmo già un titolo papabile: Erotica Pirandelliana.
Ci farete scoprire quindi la parte erotica di Pirandello. Oltre che per la produzione musicale, parlate nel gruppo delle proprie letture scambiandovi opinioni e consigli?
[Armando Stellato] In questo ritorniamo ancora a quella ingenua spensieratezza che menzionavamo prima. Per noi (chi più chi meno) la lettura è un piacere, un momento di arricchimento e/o di svago, e non un instrumentum belli metodologicamente affinato e finalizzato alla composizione. In questo senso, possiamo parlare delle nostre letture così come lo farebbero degli amici, e l’unico consiglio che ci diamo è quello… della mera lettura.
“Leggere” quindi è il vostro consiglio, quale libro/autore ha maggior “successo” nel vostro gruppo?
[Giancarlo Aquilino] Rispondo con molta ironia: L’arte di ottenere ragione di Arthur Schopenhauer.
Allora proprio quest’ultimo ci suggerisce di introdurre i problemi delle band emergenti. In quali circuiti musicali vi esibite e come vivete le difficoltà della musica live per i gruppi emergenti?
[Armando Stellato] Qui tocchi un tasto dolente: se l’età (e le rispettive professioni) da una parte limitano il tempo a disposizione da investire in modo manageriale sul nostro progetto, dall’altra anche la particolarità della nostra offerta trova una difficile collocazione nel panorama musicale romano. Purtroppo la tendenza nella nostra città per la musica live è sempre più verso le band piccole, possibilmente più da sottofondo che da “ascolto”, ideali per pub e per situazioni, più in generale, dove un diversivo musicale è gradito, ma non è mai il centro dell’evento. Inoltre, per le serate più “impegnative”, la cover band (se non addirittura la “dolly band”) assurge a palliativo per chi non può permettersi la grande serata (sia chi la organizza che chi la partecipa), o a simulacro dei bei tempi andati, nei casi più rievocativi. Abbiamo provato diverse possibilità: le serate “cumulative” (i.e. diversi gruppi in una stessa serata), che offrono anche la piacevole occasione di conoscere e confrontarsi con altre band del territorio. Purtroppo vanno di pari passo con la frustrazione dei sound check in catena di montaggio, le corse da e sul palco etc.. diciamo un must per le giovani band che non ha ancora un lungo repertorio, ma un vestito troppo stretto quando si raggiunge una certa esperienza. Abbiamo poi i classici pub, ma sono veramente pochi quelli in grado di ospitarci. I grandi locali ma, ahimè, torniamo al discorso cover… e infine, gli eventi all’aperto, di qualsiasi tipo… ecco, quelli sì, fanno per noi. Abbiamo girato diverse piazze, e quelle sono state sicuramente le esperienze più piacevoli, per chi ci ha ascoltato, e per noi, che abbiamo potuto godere dei tempi e degli spazi che chi suona desidera avere, non per un qualche moto di vanità (che da Freud in poi, è senza scampo alcuno, innegabilmente associato all’artista), ma per il puro gusto di lasciare fluire le emozioni senza le inibizioni che le situazioni precedentemente menzionate implicano.
Lasciare fluire emozioni senza inibizioni: quali i vostri prossimi progetti e quale è il vostro sogno segreto?
[Giancarlo Aquilino] I prossimi progetti sono incentrati sulla preparazione dei nuovi brani in cantiere e cercare di suonare il più possibile in pubblico (anzi se siete interessati siamo disponibili). Inoltre, abbiamo sempre l’ambiziosissimo progetto di registrare il nostro primo disco, autoprodotto ed autofinanziato con tutte le difficoltà che questo comporta a livello di strumentazione ed organizzativo. Il nostro sogno segreto? Trasformare la passione in una professione.
Allora “In bocca al lupo!”
[Giancarlo Aquilino] Crepi!
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