Il Balon è lo storico e bellissimo mercato delle pulci di Torino, sito nel quartiere Aurora. La parola è interessante per molteplici motivi: deriva essenzialmente dai giochi della palla (escluso il calcio e gli altri sport di squadra diffusi), dato che in quel quartiere storicamente vi si sono praticati, ma la sua origine è incerta. Ciò che induce riflessioni è la parola in sé, che richiama immediatamente tante interazioni: balocchi, balena, pallone, mongolfiera e più genericamente l’idea di una grande sala addobbata a festa, per i balli. Una lingua bella e ricca come quella italiana ha una grande difficoltà a produrre neologismi, cosa che in altri luoghi del mondo è una cosa semplice, pacifica e normale. Qui invece di prendere la ‘palla al balzo’, quando ci fu per esempio il dibattito su ‘petaloso’, ci si lancia in difese ortodosse. Intendiamoci, l’uso dei tempi verbali, la consecutio, le regole grammaticali sono essenziali, ma invece di considerare queste come segnaletiche di doverosi percorsi, il ‘clero’ della lingua italiana dimostra una rigidità anomala, per poi cedere a inglesismi inopportuni. Se dici ‘Balon’ a un ragazzino, nel caso a mia nipote, questa senza saper nulla già immagina significati pertinenti. Il potere del suono e degli immaginari trasversali. Più parole ci sono per definire il mondo, più le cose esistono e ne edificano di altre: PNL docet!
Come si compra a questi mercati? Innanzitutto sono gli oggetti, i mobili, i quadri che scelgono voi, quindi occorre che scatti una specifica vibrazione, un diapason di sincronia. In tal senso non bisogna mai avere troppo fretta di sostituire una credenza o riempire una parte vuota. Si gira e a un certo punto un manufatto vi chiamerà. Gli scaffali delle librerie invece possono essere riempiti sempre, senza rituali particolari, anche se pure in questo caso sono i libri che scelgono i lettori. Si svolge tutti i sabati, mentre il Gran Balon la seconda domenica di ogni mese. C’è anche una casa d’aste.
Devi accedere per postare un commento.