L’autore
Daniele Poto, giornalista, scrittore e ricercatore, si occupa di legalità, socialità, sport e gioco d’azzardo. Ha
all’attivo diciotto libri che oscillano tra letteratura e saggistica, tra cui Le mafie nel pallone (Edizioni Gruppo
Abele, 2010). Impegnato in Libera (Associazioni, nomi e numeri contro le mafie), gira l’Italia cercando, con
alterni risultati, di spargere semi di sensibilità civile e culturale.
La crisi in fondo è riassunta dalla lettera D: disoccupazione, diseguaglianza, distribuzione della ricchezza. Tre indicatori che riconducono all’esito finale: la povertà.
L’autore muove la sua analisi dalla povertà che attanaglia l’intero pianeta addentrandosi, come un racconto di avventura, nei meandri delle ragioni politiche e strutturali della crisi dell’Italia: un paese di vecchi e nuovi poveri, sei milioni in totale, con il rigonfiamento di una classe media che si inabissa portando involontariamente a fondo l’economia e che lo Stato colpevolmente non sostiene.
Con dati e esempi, Daniele Poto mette in mostra mancanze e contraddizioni di questo nostro Paese, in cui i pochi ricchi si contrappongono sempre di più ad un numero crescente di poveri, in un excursus in grado di fornire una visione generale dell’attuale crisi in atto. Dal PIL al FIL, indice di felicità, nella particolare classifica stilata del World Happiness Report, l’Italia è al cinquantesimo posto. Dopo di noi, in Europa, solo la Grecia, sconvolta da una crisi economica di dimensioni ben maggiori. Che ne è stato, quindi, del Belpaese?
Per arrivare alla meta finale il testo affronta la povertà da molteplici punti di vista, che diventano altrettanti capitoli: la politica drogata dei derivati, l’accanimento sulle pensioni, la politica fiscale, lo “sfogo” della beneficenza, il mancato reddito di dignità o di cittadinanza, l’incidenza della criminalità e della corruzione a livello endemico, il familismo imperante, lo scenario internazionale, l’etero-direzione del Brussels Group e molto altro ancora.
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