Conosco Carmine, autore calabrese arbëreshë dal 2009 e ne ho seguito molti passi. Mi innamorai dei suoi primi libri, ispiratissimi. In genere romanzi di formazione ambientati negli anni ’70-’80 con tanti riferimenti storici, tutti molto azzeccati, pregnanti, mai banali, in qualche modo personali. Come qui, perché l’autore risiede in trentino, e il trentino gli ha dato l’opportunità di creare un legame tutt’altro che forzoso.
Paolo Orsi e Umberto Zanotti Bianco, archeologo il primo, politico e intellettuale il secondo, si legano in modo profondo con la Calabria e il Trentino per motivi in parte diversi. Orsi, trentino verace, sarà l’artefice della più importante campagna archeologica in Calabria e in Sicilia, mentre il secondo (anglo-italiano) diventerà grande animatore politico e culturale in Calabria, patriota, antifascista e senatore a vita. Non sono casi isolati, tutt’altro. Mentre la Calabria forniva quadri dirigenziali allo Stato in tutti i settori, compresa l’imprenditoria privata, i più importanti uomini e donne che hanno lasciato segni positivi nell’estremo sud non sono quasi mai stati calabresi o di origini calabresi. Spesso hanno inciso e lo hanno fatto per l’Italia, in pochi casi per la Calabria. Qui abbiamo una bella storia familiare, fatta di tenacia, di bellezza, di forza, che si intreccia con le vicende nazionali e locali che vanno dagli anni dieci del secolo scorso fino a al decennio scorso. Una storia che si tesse con la collina del Rossarco, nel crotonese, la lotta della famiglia per mantenerne il possesso, il suo essere fonte di benessere per la famiglia o comunque epicentro vitale, fino agli scavi per cercare Krimisa, antica città della Magna Grecia. Vita, tragedie, gioie, eventi e sorprese si alternano nella vita dei protagonisti di questa saga familiare, con i vari mutamenti di costume e società, fino all’agrodolce e sorprendente epilogo, che svela anche un mistero relativo a un duplice omicidio.
Un libro ricco di emozioni, di quell’epica contadina, vagamente venata di retorica, che però è sempre vera, emoziona. Ritengo che Carmine abbia scritto libri che rimangono nel cuore, almeno fino a questo, che vinse il Campiello nel 2012. Successivamente l’autore, già con una vasta produzione alle spalle, ha continuato a pubblicare con risultati alterni dal punto di vista della riuscita letteraria, senza mai conoscere un vero decadimento ma anche senza raggiungere le vette dei libri pubblicati dagli anni ’80 fino alla ‘collina’.
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