Carver è uno scrittore che ha contribuito notevolmente a quell’epica della quotidianità, delle discrasie e nevrosi della società dei consumi, della working class un po’ ‘hillbilly’, quindi ‘poor white’, per usare dei termini che meglio di altri contribuiscono a identificare quella cultura, che in Carver è concentrata nella provincia americana.
Appartenente alla generazione postbellica, lontano dalla mitologia statunitense del Vietnam e simili, Carver racconta le circostanze del quotidiano, conferendogli però una certa statura.
Non è l’America delle ‘mille luci di New York’ la sua, ma quella che tira avanti tra incarichi di lavoro precario e lavatrici a gettoni, tra figli che sono croce e delizia e partner che alimentano passioni e dubbi, come nel caso del racconto ‘Vuoi sta zitta per favore?’, che parla di un adulterio della partner, vissuto e consumato nella propria coscienza, anche prima che si verificasse. In ‘Jerry, Molly e Sam’ invece un gruppo familiare disfunzionale un padre si trova alle prese con l’abbandono di una detestata cagnetta, una sorta di viaggio in se stesso, fino al pentimento e all’ambiguo finale, che si presta a diverse interpretazioni. ‘Creditori’ invece presente un incontro con un invadente venditore di aspirapolveri. ‘Limonata’ affronta in modo toccante il dramma della perdita di un figlio di conoscenti; l’eco vissuto attraverso la voce del nonno del ragazzo morto conferisce una potenza drammatica. Jim senior, il padre nel racconto del nonno, cerca le cause del decesso nella limonata che disse al figlio di andare a prendere in macchina: se non glielo avesse chiesto, se non avesse preparato una limonata di cui non c’era bisogno, se non avesse trovato i limoni al supermercato, se non li avessero venduti.
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