Il Vago lo riconosci subito, non puoi sbagliare.
È un tipo tipico. Da bar. Di solito ti saluta con un cenno e non aspetta di vedere se rispondi. Va diritto al bancone e se squilla il cellulare neanche guarda lo schermo, se ne frega. Lui non risponde. Perché sprecarsi.
Te lo ritrovi davanti come una tellina chiusa in un piatto di spaghetti. Ostico, indigesto e potenzialmente pericoloso.
Nessuno conosce cosa l’ha reso ciò che è: un tipo con cui non ci faresti neanche un viaggio in ascensore!
È civetto. Ama talmente le donne che non vuole sciuparle, per questo ne frequenta più di una.
Non si sa se è felice oppure no. Non ti si accolla, non è pedante resta neutro, distaccato nel suo universo. Non si sa di cosa si occupa, che diavolo fa. È vago per l’appunto! Non puoi immaginare di lui cose banali o stratosferiche. Sogni, realtà, misteri.
Inutile parlarci fin quando gli specchi si lasciano arrampicare.
Con il Vago manchi sempre la rampa di accesso.
Come un politico, pratica l’arte di essere apparentemente specifico.
Eppure, guardando oltre la barricata… beh…siamo vaghi tutti a volte.
Per qualcosa che ci manca, che ci sfugge o che non riusciamo ad afferrare per motivi diversi e contrastanti.
I colori di una foto che si annebbia quando la guardi. Per un senso di colpa di averla fatta sbiadire anche nella mente. Ora che ci penso ho la vaga impressione che anche tutto il resto non è così preciso.
Il solito modo fumoso e inconcludente di raccontarmi le cose. Guardarsi dentro e pensare che alla fine, quel qualcosa di indefinito è il vago che abita in noi. E che invita a riflettere che solo la transitorietà è permanente e reale.
Manca un traguardo e non te ne rendi conto finché la meta raggiunta è diversa da come te l’immaginavi, ma ha un sapore che lascia aperti scenari di cose possibili.
Quello che poco fa era confuso, nebuloso, sfuggente ora è un incoraggiamento a restare nella bellezza del vago con un senso di eccitazione che scalda il cuore.
E questo credo che il Vago lo sa: che la verità è che la verità cambia.
Con la mascherina che mi tira le orecchie manco fosse il mio compleanno, esco dal Bar Corona, salutando con un cenno da lontano.
Stranamente il Vago mi risponde.