Il negro ha scritto versi sin dai tempi della colonizzazione. Nel nord America la sua espressione più caratteristica è lo spiritual con versi basati sulla Bibbia. Ma in America latina i suoi versi di carattere religioso sono basati sui culti africani, di tutt’altro genere rispetto agli spirituals.
L’amore per il ritmo del negro latino americano trova la sua espressione nella canzone e nella danza e ha ispirato molti poeti, tra i quali Nicolàs Guillén, rappresentante della poesia afro-cubana. Guillén converte l’anima del negro cubano nei suoi “son” (genere musicale che nella letteratura ha il significato di composizione con schema ritmico), capace di esprimere con le parole le contorsioni della danza e il ritmo della musica. Il poeta usa lo spagnolo contaminato del negro e anche alcune espressioni africane, ma poi non è così necessario capire le parole perché il ritmo del testo esprime tutto:
Tamba, tamba, tamba, tamba,
Tamba del negro que tumba;
Tumba del negro caramba,
Caramba, que el negro tumba:
Yamba, yambò, yambambé.
Questo frammento tratto dal Canto negro ricorda il “boomlay, boomlay” del Congo di Vachel Lindsay. L’effetto sonoro dei versi è sorprendente, alla ricerca di riprodurre il suono del tamburo e degli strumenti a percussione.
La Rumba di José Zacarías Tallet è il tipico esempio di rappresentazione figurativa della danza :
¡Cómo baila la rumba la negra Tomasa!
¡Cómo baila la rumba José Encarnación!
Ella mueve una pierna, ella mueve la otra,
él se estira, se encoge, dispara la grupa,
el vientre dispara, se agacha, camina,
sobre el uno y el otro talón.
¡Chaqui, chaqui, chaqui, charaqui!
¡Chaqui, chaqui, chaqui, charaqui!
Questo è il collegamento che permetterà di ascoltare la poesia “La Rumba” dalla voce dell’artista Luis Carbonell , chiamato l’acquerellista della poesia antillana.
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